Le 10 Scommesse del 2018… un anno dopo
Come se la sono cavata le 10 Scommesse del 2018. Al termine della scorsa sessione di CicloMercato vi avevamo proposto un elenco di corridori che avrebbero potuto quest’anno vivere un momento di svolta della propria carriera dopo il cambio di casacca. Fra corridori in cerca di rilancio o altri che avevano una importante occasione per dimostrare tutto il proprio talento, scegliendo eventualmente anche strade poco prevedibili, avevamo dunque stilato, un nostro elenco. Come fatto con i Neoprofessionisti di quest’anno, dodici mesi dopo vogliamo analizzare, nell’ordine in cui li avevamo proposti, la loro stagione appena conclusa per vedere se la scelta, loro e del team, si è rivelata azzeccata.
1. MATTEO TRENTIN (Mitchelton-Scott): Il successo di peso è arrivato con una maglia diversa, ma il campione europeo ha confermato pienamente di essere un corridore che può ottenere grandi risultati. Complice un inizio di stagione difficile per un infortunio durante l’inverno, nel suo periodo di predilezione fa fatica, non andando oltre il settimo posto alla Gand-Wevelgem, ma riesce a dimostrare il suo valore a partire dall’estate. Il successo di Glasgow viene così corredati con altri buoni piazzamenti e il successo in chiusura al Tour of Guangxi. Gli è mancata la continuità, non solo per sue colpe, ma la stagione resta positiva.
2. ELIA VIVIANI (Quick-Step Floors): Quando Patrick Lefevere aveva detto che il veronese avrebbe vinto più di Marcel Kittel, in molti avevano sorriso, ma nel corso del 2018 hanno dovuto ricredersi. Scommessa più che vinta per entrambi, per una unione che ha dato 18 splendidi frutti nel corso di una stagione quasi perfetta. Nell’attesa che arrivi anche il successo in una grande classica, quest’anno solo sfiorato, il campione dell’Omnium si è imposto come velocista dell’anno per regolarità, costanza e affidabilità. E nel 2019 la scommessa potrebbe dare risultati ancor più pesanti.
3. MIKEL LANDA (Movistar): Altra stagione senza riuscire a dare il meglio di sé per il basco. Ad inizio stagione il bel successo a Sassotetto, seguito dal secondo posto al Giro dei Paesi Baschi sembra promettere bene, ma poi la convivenza forzata con gli altri big non gli permette di esplodere. Al Tour de France la sfortuna ci mette una prima volta lo zampino, costringendolo ad una corsa di sofferenza, per poi metterlo ko alla Clasica San Sebastian. Un infortunio che lo costringe a rinunciare a Vuelta e Mondiale, gli altri due grandi obiettivi del suo 2018. Rimandato (ancora una volta).
4. SACHA MODOLO (EF-Drapac): L’ex UAE è molto più di un velocista, ma questo in alcuni momenti sembra quasi penalizzarlo. Poteva essere un stagione interessante per lui, con maggiori libertà e più spazi, ma ad esclusione del Giro e di poche altre occasioni deve spendere tanto per la squadra, come alle Classiche del Nord. Tanta esperienza comunque preziosa, ma poche gioie concrete: un solo successo (in Andalusia ad inizio stagione) e un solo podio di livello (al Giro). Altrimenti, la vittoria è sempre sembrata lontana. Da vedere ora se in questa seconda stagione con la sua nuova maglia riuscirà a capitalizzare.
5. MARCEL KITTEL (Katusha-Alpecin): Nervosismo e scarsi risultati hanno caratterizzato l’intera stagione del tedesco. Apparso insofferente sin dalle prime corse, l’ex Quick-Step era forse abituato troppo bene sinora e nella nuova squadra ha fatto fatica ad ambientarsi, non sapendo accettare errori per lui inammissibili. I due successi alla Tirreno-Adriatico potevano esser il momento di svolta, invece son stati solo una goccia in un mare di fallimenti, con il Tour de France come apice del disastro.
6. TONY GALLOPIN (Ag2r La Mondiale): Le ambizioni erano più alte, considerando le sue qualità polivalenti. Anche considerando la sfortuna al momento del Tour de France che corre con una frattura al costato, tuttavia il bilancio finale non è poi così male visto il discreto inizio di stagione nelle corse di casa e il successo alla Vuelta a España. Nel complesso ne esce una stagione agrodolce, attenuata dalla sfortuna e salvata dal trionfo in Spagna.
7. MAGNUS CORT NIELSEN (Astana): Da velocista completo, alla corte dei kazaki il danese si trasforma in attaccante veloce. Un cambiamento che porta i suoi frutti e che lo porta ad essere decisamente più vistoso, senza perdere in efficacia. La stagione si conclude così con quattro successi, tra i quali ovviamente spicca quello al Tour de France, e la consapevolezza di potersi giocare le sue carte in maniera diversa ma non per questo meno efficace. Anche se il rischio di restare a metà c’è sempre…
8. JAN HIRT (Astana): Stagione deludente il corridore ceco che non brilla né in prima persona né come gregario. Tenuto in grande considerazione dal team, che lo schiera in alcuni degli appuntamenti più importanti, fa fatica in questo suo primo anno fra i grandi. Miglior risultato un terzo posto di tappa al Tour of the Alps, unica corsa in cui entra nei dieci nell’intera stagione. Decisamente poco, ma a 27 anni ha ancora tempo per rifarsi.
9. WARREN BARGUIL (Fortuneo-Samsic): Passato in una formazione professional per avere più libertà di azione, il corridore bretone aveva l’arduo compito di ripetere un 2017 di altissimo livello. Non solo l’impresa non è riuscita, ma non ci è andato neanche lontanamente vicino vivendo un anno disastroso, a rincorrere una forma che non è mai arrivata.
10. ANDREA GUARDINI (Bardiani-CSF): Il veronese sceglie di fare un passo indietro per farne due avanti, ma per il momento è fermo dove era. Le sue consuete vittorie esotiche non bastano per un corridore in passato capace di vincere anche al Giro d’Italia. Proprio alla Corsa Rosa la delusione più grande, costretto a lasciare la corsa dopo appena quattro tappe, alla prima giornata italiana.
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